A Bukhara, in Uzbekistan, si trova una cittadella fortificata che si chiama Ark, un tempo all’interno delle sue mura fortificate di mattoni, era racchiusa tutta l’antica città.
E’ uno degli edifici più iconici e riconoscibili di Bukhara e anche uno dei più visitati e fotografati dai viaggiatori, anche se ormai circa l’80% dei suoi edifici sono in rovina.
Gli archeologi ritengono che venne edificata nel V secolo o nel VI secolo, ma in realtà non ci sono testimonianze precise in merito; quello che si sa con certezza è che venne abitata fino al 1920, quando venne bombardata dalla Armata Rossa.
La struttura originaria includeva un palazzo, un tempio zoroastriano, un’area dedicata alle funzioni amministrative e una zona dedicata alle guardie; le mura difensive erano già state erette per proteggere gli edifici dai nemici.
I primi riferimenti storici alla cittadella e agli edifici fatti erigere da Bukhar Khudat Bidun risalgono al VII secolo; questi edifici, come alcuni fatti costruire dai suoi successori, sono crollati nel corso dei secoli e non sono giunti fino ai nostri tempi.
In seguito la cittadella venne ricostruita nuovamente e, su consiglio di un veggente locale, venne realizzata con un forma che ricordava la costellazione dell’Orsa Maggiore o Ursa Major; da quel momento la struttura fu resa più solida e resistette maggiormente al trascorrere dei secoli.
Nel 713 gli arabi costruirono la prima moschea a Bukhara all’interno delle mura di Ark e, come posizione, vennero scelte le rovine del precedente tempio zoroastriano, questo per rimarcare, fisicamente e metaforicamente, il potere dell’Islam.
Nei secoli a seguire le mura vennero progressivamente irrobustite e fortificate e venne aggiunta anche la parte inclinata all’esterno.
La maggior parte degli edifici che sono presenti oggi all’interno di Ark risalgono al periodo che va dal XVI al XX secolo.
Fu nel XVI secolo che la cittadella vide espandere la propria estensione, in questo modo, oltre a ospitare la famiglia reale, poté accogliere anche 3000 persone; costoro erano normali cittadini a cui venne consentito di vivere e lavorare all’interno delle mura, per essere protetti dalle incursioni di nemici e predoni.
Vennero così costruite case, laboratori e moschee e anche la zecca reale, le prigioni e il quartiere degli schiavi.
Nel 1920, quando l’80% venne distrutto da un incendio, nella cittadella di Bukhara viveva ancora una popolazione di circa 3000 individui; sicuramente l’incendio fu doloso, ma non ci sono prove concrete che furono proprio i bolscevichi ad appiccarlo, alcuni sospettano che possa essere stato l’emiro per poi dare la colpa ai sovietici, la verità non si saprà mai, ma Ark, in seguito a quell’evento, si trasformò in un cumulo di edifici distrutti e anneriti.
Oggi una parte della cittadella è stata ristrutturata e si può visitare.
La visita inizia dal grande ingresso che si affaccia sul Registan: questa grande piazza in passato ospitava il mercato degli schiavi e veniva utilizzare per le pubbliche esecuzioni; prima delle demolizioni ad opera dei sovietici nei dintorni di questa piazza si trovavano la lussuosa casa del capo degli artiglieri e diverse madrase e moschee, mentre ovunque si trovavano venditori ambulanti e cortigiani.
L’ingresso occidentale risale al XVIII secolo, da qui si accede alla parte dell’Ark che è stata restaurata; l’ingresso meridionale invece è stato distrutto.
Gli edifici della cittadella di Bukhara o Ark
All’interno dell’attuale perimetro di Ark si trovano diversi interessanti edifici che possono essere visitare.
La Moschea Juma o Moschea del Venerdì, non è molto grande ma ha dei bellissimi capitelli decorati; sotto al suo porticato e nel cortile antistante si trovano diversi artigiani che lavorano e vendono le loro opere.
Proseguendo si raggiunge la Casa del Governatore, o emiro, kushbegi, che ora ospita una mostra di reperti di alcuni siti archeologici che si trovano nelle vicinanze di Bukhara.
Da qui si raggiunge il secondo complesso di edifici, questa è la parte più antica di Ark: qui si trova l’ampia Corte delle Incoronazioni e delle Udienze; nel 1920 questa parte venne pesantemente danneggiata, su un lato della corte si trovavano la zecca e la sala del trono ma purtroppo vennero distrutti, così come l’harem che si trovava alle loro spalle.
Intorno alla Corte del Protocollo, salamhona, si trovano invece i resti di quelli che furono gli appartamenti reali, questa parte della cittadella versava già in uno stato di degrado prima dell’attacco dei Sovietici; ora qui si trova una mostra che illustra la storia di Bukhara dalle origini fino al periodo degli zar.
Un’altra sala custodisce il Trono dell’Emiro e i ritratti di due sfortunati inglesi che vennero imprigionati e poi giustiziati ad Ark: Stoddart e Conolly.
E’ anche possibile visitare la Prigione, zindan, della cittadella, ma l’ingresso si trova alle spalle di Ark e bisogna acquistare un biglietto a parte; qui vennero incarcerati e torturati molti prigionieri e oggi si possono osservare ancora alcuni strumenti di tortura, fotografie di alcune vittime, alcuni smorti manichini rinchiusi nelle celle e la famigerata cella 4, conosciuta anche come la “cella degli scarafaggi”.
Di fronte all’Ark, dalla parte opposta del Registan, si trovava la vecchia torre dell’acqua Shukhova, che fu costruita dai sovietici e che non veniva più utilizzata da tempo; recentemente è stata trasformata in una Torre da cui si può ammirare dall’alto sia l’Ark sia tutta la città di Bukhara, noi siamo saliti e dobbiamo ammettere che la vista a 360 gradi merita il costo del biglietto.
Al piano terra proiettano anche un video che narra in parte la storia della città, ma anche alcuni aspetti della costruzione e funzione della torre idrica; l’unico neo è che il video è in russo, ma si possono sempre guardare le foto d’epoca che vengono mostrate.
La torre adesso si chiama: Bukhara Tower.