Solamente un anno fa chi poteva prevedere tutto quello che è successo in questo 2020: il COVID-19, la crisi sanitaria e la pandemia, quanto sarebbero cambiate le nostre vite, il lavoro, la situazione economica, le relazioni sociali, gli hobby, le passioni e ogni aspetto del nostro quotidiano… nessuno!
L’incertezza del futuro, l’ansia del quotidiano e la speranza che “tutto andrà bene” hanno guidato le nostre scelte e ogni nostra azione per diversi mesi e tutt’ora, anche se un po’ ci siamo abituati a questa strana situazione, viviamo un po’ alla giornata perché è davvero difficile fare previsioni.
In questa situazione quasi surreale ci siamo fermati a pensare ai viaggi che amiamo tanto e ci siamo chiesti cosa è inevitabilmente cambiato.
Come è cambiato il modo di viaggiare in questo 2020 in seguito alla pandemia di Covid-19
E’ davvero difficile rispondere a questa domanda, in estrema sintesi direi che è stato tutto stravolto in un modo che era impossibile prevedere; non solo per le misure restrittive, i regolamenti e le limitazioni, ma anche per la propensione e il sentiment delle persone nei confronti del viaggio.
Quello che da sempre era percepito come un momento di svago e piacere, sia nella fase di progettazione e prenotazione, sia nel momento del viaggio vero e proprio, è diventato, in questo 2020, fonte di ansia e preoccupazioni: voli cancellati, rimborsi che non arrivano, timori di rimanere bloccati all’estero senza la possibilità di rientrare in Italia, quarantena, lunghe attese per gli esiti dei tamponi, impossibilità di fare progetti e di pensare al futuro.
Durante i mesi del lockdown e nei mesi seguenti, quando la situazione ha iniziato a migliorare, in molti ci siamo chiesti “come sarà viaggiare in questo 2020?” e ognuno aveva un proprio percepito e una propria opinione e, quando è stato il momento di decidere il da farsi, ognuno ha seguito un proprio pensiero, guidato dai propri desideri ma anche dal timore dell’incertezza.
C’è chi non si è mosso da casa, chi si è limitato ad andare nelle seconde case, chi è rimasto nella propria regione e chi ha colto l’appello degli operatori del settore turistico italiano ed ha deciso di viaggiare in Italia e chi ha temporeggiato fino all’ultimo momento e poi ha deciso di varcare i confini nazionali.
Noi avevamo preparato diverse ipotesi di viaggio per ogni scenario, guidati da un lato dalla nostra innata voglia di esplorare luoghi mai visti prima e di svagarsi dopo un periodo difficile di isolamento; dall’altro con la preoccupazione di trovare la giusta soluzione senza rischiare di trovarci nei luoghi dove potessero svilupparsi nuovi focolai di COVID-19 o di rimanere bloccati da qualche parte senza poter ritornare a casa.
I nostri progetti di viaggio per l’estate di questo strano 2020
Avevamo preparato diverse ipotesi di viaggio dipendenti dallo scenario che si sarebbe presentato in prossimità della partenza; abbiamo pensato tre possibili scenari con conseguente idea di viaggio.
Scenario peggiore: non si può uscire dalla propria regione.
In questo caso, vivendo noi in Lombardia, abbiamo studiato una serie di visite, in giornata o della durata di due o tre giorni, all’esplorazione della nostra regione che offre tanto ma che è poco conosciuta: i navigli e la loro storia, i camuni, i laghi lombardi, i resti romani presenti in molte città, i castelli, i molti musei, le città e i borghi e tanto altro ancora.
Scenario realistico: si può viaggiare solamente all’interno dei confini nazionali.
In questa situazione abbiamo studiato un itinerario lungo lo stivale che avrebbe evitato le grandi città e le spiagge, a favore di piccoli borghi alla ricerca di cultura, natura e storia; l’idea era quella di scoprire angoli nascosti dell’Italia evitando le folle che inevitabilmente si sarebbero riversate sulle spiagge.
Scenario migliore: apertura dei confini nazionali.
In questo caso avevamo pronti tre diversi itinerari in grado di soddisfare la nostra voglia di esplorare luoghi nuovi evitando però possibili assembramenti e luoghi affollati; eravamo indecisi tra Romania, Polonia e Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia.
In tutti e tre i casi su una cosa eravamo certi: sarebbe stato un viaggio on the road con la nostra auto, così, nel caso la situazione Covid-19 cambiava mentre eravamo in giro, avremmo potuto modificare il nostro itinerario o, in caso estremo, anticipare il nostro rientro a casa.
Finalmente, dopo mesi di incertezza in cui non sapevamo se saremmo potuti uscire dalla nostra regione e poi dai confini nazionali, l’Italia e l’Unione Europea hanno deciso di aprire le frontiere da e per alcuni paesi europei, si è quindi avverato lo scenario migliore, perciò abbiamo organizzato il nostro on the road e abbiamo scelto come destinazione la Polonia.
L’organizzazione di un viaggio on the road durante il COVID-19
L’organizzazione di un viaggio durante una pandemia come il COVID-19 non è semplice o comunque è differente rispetto alla spensieratezza che solitamente per noi ha sempre caratterizzato questa attività.
Anche qui ogni viaggiatore ha elaborato le sue ipotesi ed ha agito di conseguenza: chi ha viaggiato senza prenotare, decidendo di giorno in giorno dove andare e dove dormire, chi invece ha previsto tutte le tappe e ha prenotato con anticipo tutto.
Noi, per come siamo abituati a viaggiare, abbiamo preferito definire tutto l’itinerario e, di conseguenza, prenotare; abbiamo scelto però hotel e B&B che potevamo sprenotare fino all’ultimo momento, così da poter cambiar il viaggio in corsa.
In generale, dove possibile, abbiamo preferito prenotare hotel appartenenti a catene internazionali e di un certo livello poiché abbiamo pensato che avrebbero adottato più seriamente le misure di sicurezza previste per il COVID-19; più che altro perché, recandoci in un paese e in città che non conoscevamo, confesso che avevamo qualche timore.
Come destinazione abbiamo scelto la Polonia un paese che, oltre ad essere un luogo che volevamo visitare da diverso tempo, ci sembrava poco affollata e con pochi casi dichiarati di COVID-19.
Ci siamo resi conto che, nonostante non siamo persone ansiose, poco prima di partire ci sono venuti un po’ di dubbi e questo ci ha portato a mettere in valigia una serie di cose che, prima del COVID-19, non ci saremmo mai sognati di portare: salviettine per disinfettare, un lenzuolo e cuscini in modo da isolare i letti e altre cose che, con il senno di poi non abbiamo mai avuto la necessità di utilizzare.
In effetti una alternativa che ci sembrava essere più sicura sarebbe stato viaggiare con il nostro Dr. Livingstone, il nostro bush camper in perfetto stile van life, ma è parcheggiato a Johannesburg e il Sudafrica aveva ancora le frontiere chiuse e noleggiare un mezzo camperizzato qui in Europa non sarebbe stata la nostra cosa, non ci saremmo sentiti “nel nostro nido”.
In viaggio on the road durante il COVID-19
Siamo partiti da Milano con la nostra auto e la nostra meta era la Polonia.
Il nostro itinerario prevedeva di attraversare la Svizzera e fare qualche tappa in Germania, a Ratisbona e Dresda all’andata e a Lipsia e lungo la Romantische strasse al ritorno; in Polonia abbiamo studiato un itinerario di tre settimane, necessarie per vedere le destinazioni principali e qualche luogo un po’ fuori dai soliti percorsi il nostro itinerario si concludeva a Strasburgo in Francia.
Nei giorni precedenti alla partenza, ma anche durante il viaggio, quando un tempo controllavamo solamente il meteo, è stato inevitabile controllare online se, sul nostro percorso, ci saremmo trovati in aree dove si erano sviluppati nuovi focolai di COVID-19.
Inoltre è stato inevitabile da un lato prestare attenzione alla sanificazione e all’utilizzo delle dovute precauzioni, e ci siamo resi conto che ogni nazione e ogni luogo ha adottato le misure interpretandole a proprio modo; dall’altro in molti casi è stato difficile adottare spontaneamente atteggiamenti e precauzioni a cui, fino qualche mese fa, non eravamo abituati.
Man mano l’adozione delle precauzioni, come disinfettarsi le mani ogni volta che si entra in un locale o indossare la mascherina al chiuso o in presenza di tante persone o altro ancora, non solo è diventata sempre più spontanea ma abbiamo iniziato a notare chi era ligio nel seguire le indicazioni e come le applicava.
In viaggio on the road durante il COVID-19: le misure in Germania
In Germania abbiamo notato che le persone erano particolarmente timorose quando incrociavano una persona in strada, quasi nessuno indossava la mascherina all’aperto ma erano tutti guardinghi.
Nei luoghi al chiuso tutti indossano la mascherina, ma in pochissimi utilizzano il disinfettante per le mani, che non era disponibile ovunque; in hotel e nei locali, dove possibile, sono stati posizionati vetri e plexiglass per isolare il personale o i clienti, in alternativa i tavoli e le postazioni sono ben distanziate.
Negli hotel a colazione bisogna prenotarsi per uno slot temporale poiché vi è un numero limitato di persone che può accedere alla sala della colazione.
Gli hotel che solitamente avevano un buffet self service hanno adottato soluzioni differenti: in alcuni casi ci si deve rivolgere al personale e indicargli quello che si desidera dal buffet e si riceve il proprio piatto già pronto; in altri casi invece il buffet è ancora self service ma è obbligatorio indossare la mascherina e, in alcuni casi, i guanti.
Nei luoghi chiusi e potenzialmente affollati, come i centri commerciali o le aree di servizio in autostrada, sono stati disegnati dei percorsi a terra con i sensi di marcia per i pedoni.
Nei musei e negli edifici visitabili sono stati modificati i percorsi di visita in modo che le persone non si incontrino, inoltre sono state chiuse alcune stanze se troppo piccole.
In viaggio on the road durante il COVID-19: le misure in Polonia
In Polonia, nonostante i casi di COVID-19 sono stati sempre pochi sin dall’inizio della pandemia, abbiamo notato una estrema attenzione nell’adozione di tutte le precauzioni necessarie.
All’aperto in pochi indossavano la mascherina, ma tutti mantenevano la distanza di sicurezza, le eccezioni sono state davvero poche.
Al chiuso le regole in Polonia vengono applicate in modo stringente: tutto il personale di hotel, locali, musei, negozi , ecc indossava la mascherina e/o la visiera di plexiglass; ovunque si trova il disinfettante e si viene gentilmente invitati ad utilizzarlo e, in alcuni casi, vengono forniti anche i guanti.
Ci siamo sentiti molto sicuri in Polonia, molto di più rispetto all’Italia e agli altri paesi dove siamo stati in questo 2020.
In viaggio on the road durante il COVID-19: le misure in Francia
Abbiamo trascorso solo due giorni in Francia, siamo stati a Strasburgo in Alsazia e, a differenza di Polonia e Germania, mi spiace affermare che le misure anti-COVID non venivano adottate come avrebbe dovuto essere.
Nei locali i tavoli non erano molto distanziati e non venivano sanificati come invece abbiamo visto fare altrove, non tutto il personale indossava la mascherina, raramente il disinfettante per mani era disponibile, per la strada le persone non si curavano molto del distanziamento e solamente alcuni indossavano la mascherina.
I mezzi pubblici e i mezzi turistici non ci sembravano sanificati come invece abbiamo trovato altrove e anche le distanze erano abbastanza approssimative.
Solamente in hotel le misure sono state adottate alla perfezione dal personale, ma non da tutti gli ospiti.
Fortunatamente abbiamo trascorso solamente due giorni a Strasburgo perché avevamo la sensazione di mancanza di misure di sicurezza, magari era solo timore non tanto giustificato, ma siamo stati contenti di ripartire anche perché i contagi in Francia, in altre zone del paese, hanno iniziato a crescere giorno dopo giorno.
Ci chiediamo come evolverà la situazione, come saranno i nostri prossimi viaggi e dove; impossibile fare previsioni e avere certezze.
Sicuramente questo viaggio on the road ci è servito molto per capire quali saranno d’ora in poi i nostri parametri di giudizio e per decidere le prossime mete e come viaggiare, nella speranza che questa emergenza sanitaria termini il prima possibile.
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