Le favelas sono un fenomeno diffuso in tutte le grandi città brasiliane; a Rio de Janeiro si dice che ci siano oltre 1.000 favelas e forse è la città in cui, grazie anche alla sua morfologia, se ne percepisce di più la presenza: alle spalle degli hotel 5 stelle e dei condomini lussuosi, che si trovano lungo le immense e bellissime spiagge, si vedono questi agglomerati urbani disordinati che si arrampicano sui pendii del colli.
Inoltre è comune vedere i ragazzi delle favelas giocare a calcio in spiaggia, come ad esempio a Copacabana.
A Rio de Janeiro le favelas non sono un fenomeno marginale come in altre parte del mondo, la percentuale di persone che vive in questi luoghi è molto elevata.
Ma cosa sono le favelas?
Possono essere tradotte in italiano con “baraccopoli”, in inglese con “slum” o in francese con “bidonvilles”; anche se ci sono sicuramente delle differenze storiche e culturali in luoghi differenti del mondo.
Cosa differenzia un quartiere povero da una favela?
Non è semplice fare questa distinzione e i pareri sono differenti, esistono però alcune definizioni, come quella dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), il corrispettivo del nostro ISTAT, che posso aiutare a comprendere meglio cos’è una favela.
Le Nazioni Unite nel 2003 hanno pubblicato un rapporto in cui, per la prima volta, si è cercato di analizzare il fenomeno delle favelas, delle slum e similari.
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In questo documento le slum venivano definite come “un’area di varie dimensioni con le seguenti caratteristiche: un accesso inadeguato all’acqua sicura, ai servizi igienico-sanitari e ad altre infrastrutture, scarsa qualità strumentale delle abitazioni, sovraffollamento, stato residenziale incerto”.
Mentre il IBGE nel 2010 ha definito le favelas come “aglomeratos subnormais, ossia “agglomerati non-normali”, con almeno 51 unità abitative, che siano case o baracche, per lo più carenti di servizi pubblici essenziali e che occupano, o hanno occupato in epoca recente, terreni di proprietà altrui, sia essa pubblica o privata, e disposte in modo disordinato e denso”.
Nel 2016 il municipio di Rio de Janeiro ha contato 1.019 favelas, ma le favelas non sono tutte uguali: alcune sono piccole comunità isolate, altre sono raggruppate in grandi complessi; alcune hanno poche decine di migliaia di abitanti, altre qualche centinaio di migliaia; alcune si trovano sui pendii dei colli presenti a Rio, altre invece si trovano in pianura; infine alcune sono costituite da casette indipendenti, altre invece si trovano all’interno di edifici occupati.
Il numero delle persone che vivono nelle favelas a Rio de Janeiro è molto elevato, si stima che complessivamente corrisponda al 23% dei carioca, ovvero a circa 1 milione e mezzo di persone.
La maggior parte delle favelas di Rio de Janeiro si trova nella zona settentrionale e occidentale della città, che corrispondono alle aree meno sviluppate e più povere; mentre nella zona meridionale della città, che corrisponde all’area più benestante di Rio, si trova Rocinha, la favela più grande della città, e altre 31 favelas più piccole.
Si possono visitare le favelas?
Visitare le favelasè un’esperienza interessante e che mostra un’altra faccia di Rio de Janeiro.
E’ caldamente consigliato affidarsi ad una agenzia per visitare le favelas, ma la maggior parte delle agenzie turistiche di Rio non vi accompagnano i propri ospiti, dicendo che è pericoloso e non sicuro, oppure, se lo fanno, non conoscono molto bene la situazione in tempo reale.
Esistono invece alcune agenzie specializzate in questa tipologia di escursione, sono realtà conosciute all’interno delle favelas stesse e quindi sono ben accettate dalle persone che abitano qui e da chi controlla il territorio, ma soprattutto conoscono in tempo reale la situazione all’interno delle stesse favelas.
Inoltre è consigliabile scegliere una agenzia che realizza progetti sociali, questo fa si che parte dei soldi che si spendono per il tour verranno investiti per creare qualcosa di utile per le comunità che vivono nelle favelas.
Anche se accompagnati da gente esperta del luogo, è bene avere qualche accortezza quando si visita una favela: innanzitutto è meglio indossare un abbigliamento poco appariscente, scarpe comode e soprattutto non avere accessori troppo costosi e vistosi; evitare di puntare la macchina fotografica o il cellulare in faccia alle persone, loro stanno vivendo la loro vita e voi siete ospiti a casa loro; rimanere sempre in gruppo, mai rimanere indietro e nemmeno cambiare percorso, ma seguite sempre la vostra guida; seguire attentamente le istruzioni che vi darà la vostra guida, se vi dice di non fotografare qualcosa o qualcuno o di mettere via cellulari e macchine fotografiche fatelo immediatamente, non è un gioco, ricordatevi che spesso le favelas sono territorio di scontri tra le forze dell’ordine e i trafficanti di droga.
Leggi la nostra esperienza nelle favelas.
Come sono nate le favelas?
Il fatto che le favelas sono figlie della povertà e della disuguaglianza sociale è palese, basti pensare al fatto che su 1.019 favelas esistenti a Rio de Janeiro, solamente 32 sorgono nella zona più ricca della città, le altre invece si trovano in zone depresse.
Ma è interessante capire come sono nate le favelas e quale sia la loro storia.
Le favelas sono sorte diversi decenni fa e, da subito, questo fenomeno ha interessato i principali centri urbani brasiliani, sia nelle aree più povere del Nordeste sia nelle aree più industrializzate come San Paolo e Rio de Janeiro.
La prima favela è nata nel 1897, quando i soldati, di ritorno dalla campagna di Canudos, si ritrovarono senza casa e quindi occuparono l’area attuale del Morro da Providencia, non lontano dal porto.
Il termine “favela” deriva dalla pianta Cnidoscolus quercifolius, che cresceva a Canudos e che viene comunemente chiamata “favela”, “faveleiro” e “faveleira”; il nome di questa pianta venne dato all’insediamento abusivo dei soldati e, successivamente, venne utilizzato per identificare tutti gli insediamenti abusivi.
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Ma fu dagli anni ’30 del secolo scorso che si assistette all’esplosione di questo fenomeno; in quel periodo infatti, molti contadini si sono trasferiti in città alla ricerca di maggiore stabilità economica e migliori prospettive di vita; questa migrazione di massa verso le metropoli ha generato la nascita di insediamenti abusivi, che sono stati denominati favelas.
Nel corso del XX secolo le favelas sono state protagoniste di alcune politiche sociali da parte dell’amministrazione pubblica, come il tentativo di rimozione da parte della dittatura militare, in particolare dalle zone considerate più belle della città, il tentativo di urbanizzazione e, come ultimo, il processo di pacificazione attuato nelle favelas più pericolose della città.
Dagli anni ‘70 infatti alcune favelas vennero scelte come base di alcuni clan di narcotrafficanti che hanno esteso il loro controllo su tutto il territorio e i suoi abitanti.
La guerra tra i boss della droga e le forze dell’ordine è una realtà quotidiana per chi vive in alcune favelas di Rio de Janeiro e, in preparazione dei Mondiali di Calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016 la polizia cercò di riprendere il controllo di alcune favelas, occupandole militarmente, come ad esempio è successo a Rocinha.
Esiste una soluzione alle favelas?
Questa è una domanda a cui è davvero difficile rispondere, se non impossibile; sicuramente per quelle realtà più piccole, dove non è presente il narcotraffico, è un po’ più semplice riuscire a migliorare le condizioni di vita.
In alcune favelas infatti gli abitanti sono riusciti a darsi una forma di governo autonomo e una serie di servizi autogestiti, anche grazie all’aiuto di alcune associazioni no profit.
Gli abitanti delle favelas trovano spesso lavoro nella parte ricca della città, come camerieri, cuochi, inservienti, operai, manovali, ecc e molti di loro riescono a migliorare la propria condizione economica e la propria abitazione, pur rimanendo a vivere nella propria comunità.
Il discorso è invece un po’ più complesso per quanto riguarda le favelas gestite dai narcotrafficanti, lì la situazione è più difficile da risolvere poiché vi è tutto l’interesse dei clan nel controllare il territorio e i suoi abitanti, ingaggiandoli con varie modalità.
La risposta credo non ci sia, solo il tempo potrà dire se le operazioni attuate finora e quelle che verranno pianificate in futuro stiano portando verso un miglioramento.