La piazza di Poi Kalyon, o Kalon, è il cuore della Bukhara vecchia ed è anche la mia preferita; qui si trovano gli edifici religiosi più conosciuti e, a mio parere, i più belli da vedere.
Durante la nostra permanenza in città abbiamo visitato questa zona più volte, sia di giorno sia la sera, quando il Kalyon Minar è illuminato e sembra un pizzo.
Il mio consiglio è di prendervi del tempo per visitare questo luogo, non limitatevi ad entrare nella moschea e scattare qualche foto al minareto, ma sedetevi da qualche parte e ammirate con calma questo splendore.
Il Minareto Kalyon Minar a Bukhara
Il Minareto Kalyon Minar è meraviglioso con i suoi 45 metri di altezza e, a differenza dei minareti che abbiamo visto a Khiva, Kalyon Minar è costruito interamente con mattoni e non presenta piastrelle colorate.
In tutto sono presenti 14 fasce decorative, tutte diverse; le decorazioni sono state realizzate posizionando i mattoni in modo differente per creare delle lavorazioni, sono stati utilizzati anche mattoni con forme irregolari appositamente realizzati, sono presenti anche alcune scritte in arabo, sempre realizzate con il materiale dei mattoni.
La sua costruzione risale al 1127, fu Arslan Khan che volle quest’opera, che venne realizzata da un architetto di nome Bako; costui fece costruire delle fondamenta profonde 13 metri, utilizzando una speciale malta mischiata con sangue di toro, latte di cammello e uova.
Si pensa che il minareto fosse, all’epoca della sua costruzione, la torre più alta al mondo e, non a caso, Kalyon o Kalon in tagiko significa “grande”; però non è nota l’altezza che il minareto raggiungeva in quel periodo, sembra infatti che la sua sommità andò persa in seguito a un terremoto.
Sembra che anche Ghengis Khan, quando giunse a Bukhara, rimase affascinato da questo minareto e decise di non distruggerlo, anche perché, data la sua altezza, era possibile avvistarlo in lontananza e quindi fungeva come punto di riferimento per i viaggiatori di allora.
Talvolta è possibile salire gli scalini che si trovano al suo interno, così come faceva in passato il muezzin per chiamare i fedeli alla preghiera, e raggiungere la sommità del minareto; da qui si apre una vista spettacolare sulla città di Bukhara.
Salendo lo spazio si riduce progressivamente, quindi non è il massimo per chi soffre di claustrofobia, così come non è l’attività preferita di chi soffre di vertigini, anche se la vista merita.
La Moschea Kalyon a Bukhara
Proprio all’ombra del Minareto Kalyon si trova la Moschea Kalyon che si affaccia sulla piazza di Poi Kalyon, il suo nome significa “grande moschea” ed è sufficiente guardarla per comprendere il motivo di questo appellativo.
Questa moschea si trova dove sorgeva un’altra moschea del VIII secolo ma che, come il resto della città di Bukhara, eccetto il Minareto Kalyon, venne demolita per ordine di Ghengis Khan; proprio in questa moschea ordinò che le copie del Corano, che erano custodite qui, venissero calpestate sotto gli zoccoli dei suoi cavalli.
L’attuale Moschea Kalyon venne terminata nel 1514, come si può leggere in una iscrizione presente sulla facciata; le sue dimensioni per l’epoca erano enormi, poteva contenere 10.000 fedeli in preghiera, in pratica tutta la popolazione di Bukhara dell’epoca.
La moschea può, anzi deve, essere visitata; entrando dal portone che si affaccia su piazza Poi Kalyon ci si ritrova in un enorme cortile sui cui lati si trovano 208 colonne e 288 cupole, da qui si può anche vedere la bellissima cupola azzurra della moschea.
Durante il periodo sovietico la moschea venne utilizzata come deposito, in seguito venne ristrutturata e nel 1991 venne riaperta come luogo di culto; nonostante sia un luogo religioso, i visitatori sono i benvenuti, non è necessario togliersi le scarpe, ma è bene avere un abbigliamento e un comportamento decoroso.
La Madrasa di Mir-i Arab a Bukhara
La Madrasa di Mir-i Arab si trova sul lato opposto, rispetto alla Moschea Kalyon, di piazza Poi Kalyon; le facciate della moschea e della madrasa sembrano guardarsi, quasi sfidandosi.
Si dice che la costruzione di questa madrasa sia stata finanziata dalla vendita di 3000 schiavi persiani; molto probabilmente il benefattore che la fece erigere, Shaybanid Khan Ubaidullah, aveva bisogno di ripulirsi la coscienza e salvare la sua anima, ma il risultato fu che a Bukhara venne eretta uno dei più importanti edifici dedicati all’istruzione del mondo islamico.
La madrasa deve il suo nome a uno sceicco yemenita, Mir-i Arab, che aveva una grande influenza su Khan Ubaidullah.
Se si eccettuano i 21 anni in cui venne chiusa dai sovietici, dal 1925 al 1946, questa madrasa è sempre stata in funzione e lo è tutt’ora; al suo interno infatti risiedono 180 studenti; il loro piano di studi prevede 4 anni di studio della lingua araba e del Corano, questo è il primo passo del percorso per diventare Imam.
Essendo ancora attiva come madrasa non è possibile accedervi, si può arrivare fino all’ingresso, da cui si possono ammirare le decorazioni della facciata e si ha una prospettiva differente della piazza, della moschea e del minareto.
Recandosi dalla parte opposta della piazza è possibile ammirare l’intera facciata della madrasa e le sue due cupole azzurre che riflettono la luce del sole.