Il nostro tour dei musei dedicati al cibo e ai prodotti di eccellenza del territorio della provincia di Parma prosegue con la visita al Museo del Vino che si trova nello splendido contesto dell’antica Rocca di Sala Baganza.
Nelle cantine e nella ghiacciaia della Rocca appartenuta prima alla ricca famiglia Sanvitale ed in seguito ai Duca di Parma della famiglia Farnese, è stato allestito un museo sulla storia e sulla produzione del vino, un museo molto affascinante per la location e molto interessante per i numerosi reperti e oggetti in esposizione.
Oltre ad aver avuto il piacere di visitare il Museo del Vino non ci siamo fatti scappare l’occasione di visitare la Rocca Sanvitale, un fortilizio che si erge sulle prime colline dell’Appennino parmense, ricco di affreschi e opere cinquecentesche, da non perdere la Sala dell’Apoteosi, un capolavoro voluto dalla famiglia Farnese per celebrare i fasti ed il potere della casata.
Il percorso di visita del Museo del Vino
Il Museo del Vino è ospitato nelle cantine dell’antica Rocca Sanvitale, per raggiungere l’ingresso si percorre una strada con conduceva al fossato della rocca.
All’ingresso del museo si aprono grandi finestre che affacciano sul potager, cioè un orto-giardino, voluto dal conte Antonio Farnese.
L’allestimento museale si sviluppa in sei differenti sezioni:
- archeologia del vino nel parmense
- la pianta della vite e la viticoltura
- la vendemmia e la preparazione del vino
- il ruolo della vite e del vino nel rito, nella storia e nell’arte
- la sala delle botti e la storia dei contenitori per il vino
- i frutti della viticoltura e i vini prodotti
Archeologia del vino nel parmense
Le origini del vino sono antichissime e si perdono nella storia dell’umanità, quello che è certo è che la coltivazione e la lavorazione dell’uva era già praticata nell’antico Egitto come testimoniano numerose illustrazioni e geroglifici.
In Italia l’uso del vino viene diffuso dagli antichi romani che lo chiamano il nettare degli dei a sottolineare l’importanza di questo prodotto.
L’utilizzo da parte degli antichi romani del vino era però molto differente dal consumo attuale, il vino veniva infatti annacquato e aromatizzato con miele o con cannella, zafferano, cedro o rose.
Nel museo sono esposti numerosi reperti che testimoniano la diffusione del vino nel parmense e rare coppe utilizzate per degustarlo.
Le coppe erano ampie e basse, l’utilizzo di contenitori più alti e stretti lo si deve alle popolazioni celtiche del nord Italia che utilizzavano una sorta di bicchiere stretto in alto per bere la birra che era il prodotti principale del nord dove le temperature basse non consentivano la coltivazione delle uve.
Anche il modo di bere il vino puro, ossia non annacquato, lo si deve ai Celti che, abituati a birre ad elevato contenuto alcolico, bevevano il vino invecchiato in bicchieri alti e stretti senza aggiungere acqua o altre sostanze.
Nella prima sala del museo sono conservate bellissime anfore utilizzate per contenere il vino prodotto e per trasportarlo nelle regioni dell’impero romano, queste anfore, unitamente agli scavi archeologici nella Val di Taro che hanno portato alla luce antiche fornaci per produrre anfore, confermano come il vino nella colonia romana di Parma, fondata nel 183 a. C, fosse prodotto e diffuso.
Non c’è aroma più delizioso, non c’è nettare più allettante della Malvasia di Maiatico
Giuseppe Garibaldi
Caratteristiche e storia della pianta della vite e della viticoltura
La seconda sala illustra le caratteristiche e la storia della vite e della viticoltura e soprattutto come i coltivatori dovettero affrontare la diffusione delle epidemie di fillossera e di peronospora che distrussero i vigneti parmensi mettendo a rischio la sopravvivenza della viticoltura.
Un interessante video illustra la tecnica utilizzata in questa zona della maritata che consiste nel far crescere la vite aggrappata a un’altra pianta: solitamente alberi da frutto, ma anche pioppi, aceri, olmi e ulivi.
Nella sala sono esposti numerosi oggetti e attrezzi d’uso comune utilizzati per la coltivazione dell’uva.
Nella sala una sezione è dedicata al maestro Giuseppe Verdi che produceva vino nella sua tenuta di Sant’Agata e poneva la massima attenzione affinché il fattore facesse tutto quanto per il meglio, poiché egli stesso ne consumava.
La vendemmia e la preparazione del vino
La terza sala racconta le fasi della vendemmia e della preparazione del vino, sono presenti numerosi oggetti antichi mentre alcuni pannelli illustrano le tecniche utilizzate nel medioevo fino all’età borbonica.
Nel medioevo il vino si diffuse con il diffondersi del cristianesimo, con il vino che divenne un elemento essenziale durante le celebrazioni religiose, con le invasioni barbariche la coltivazione della vite subì un rallentamento ma si riprese grazie all’attività dei monasteri.
In epoca borbonica, vennero introdotte tecniche di coltivazione dalla Francia col fine di migliorarne la produttività.
La ghiacciaia nel Museo del Vino
La ghiacciaia è un luogo magico, è stata restaurata con cura e oggi regala un ambiente affascinante e misterioso dove il visitatore viene posto al centro dell’azione.
L’ambiente circolare è il luogo perfetto dove proiettare immagini e citazioni famose a 360 gradi, che hanno il vino come protagonista, stando sulla pedana al centro della ghiacciaia si viene armoniosamente circondati da affreschi, dipinti, frasi celebri che sottolineano il ruolo del vino nella vita quotidiana delle persone fin dall’antichità.
La sala delle botti nel Museo del Vino
Di fronte alla ghiacciaia, attraversato il fossato della rocca, si accede alla sala delle botti che raccoglie numerose informazioni su come i contenitori preposti a contenere il vino si sono evoluti.
Oltre alle botti, con il prezioso e difficile lavoro dei bottai, si racconta anche l’evoluzione delle bottiglie in vetro e di come i vetrai hanno ottenuto la bottiglia ideale anche per essere trasportata.
In una vetrina della sala si trova una magnifica raccolta di cavatappi realizzati con differenti materiali e dalle forme a volte bizzarre.
I frutti della viticoltura e i vini prodotti
Nell’ultima sala si possono ammirare numerose etichette storiche, conoscere le varietà di viti coltivate e i relativi vini prodotti nel parmense.
Siamo nel cuore della food valley, dove vengono realizzati alcuni dei prodotti più famosi dell’industria alimentare italiana: Culatello di Zibello, salame di Felino, Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Langhirano e questi prodotti d’eccellenza si abbinano perfettamente con i vini della zona.
Proprio di fronte alla Rocca potete fare una degustazione dei vini locali abbinati ai prodotti famosi nel mondo che rendono questa zona il paradiso dei buongustai.
Un’altro appuntamento da non perdere è il Festival della Malvasia durante il quale viene assegnata il prestigioso premio la Cosèta d’Or, assegnato da una giuria di esperti alla migliore malvasia tra quelle proposte dalle cantine del Consorzio di tutela dei Vini dei Colli di Parma.